II Domenica di Quaresima
-pesce-
Ecco il mare spazioso e vasto:
là rettili e pesci senza numero,
animali piccoli e grandi;
lo solcano le navi
e il Leviatàn che tu hai plasmato
per giocare con lui. (Sal 104,25s.)
Il Salmo ci presenta il mare come luogo di vita dei pesci, ma anche del Leviatàn che gioca in esso.
Ma la prima comparsa dei pesci nella Bibbia è già nella creazione (Gen 1,26) e, dopo il diluvio, sono dati nelle mani dell’uomo per essergli di nutrimento (Gen 9,2). Per questo il pesce è visto con naturalezza in tutta la Bibbia come alimento e sappiamo che si praticava la pesca sia nel Mediterraneo, che nel Lago di Tiberiade ed anche lungo il fiume Giordano.
Le norme sulla purità degli animali (Lev 11,9-12) presentano una distinzione: sono da considerarsi puri solo gli animali acquatici con pinne e squame. Il destino del pesce, incapace di vivere senz’acqua viene visto come un segno della fragilità della vita ed un invito a riflettere sull’impotenza umana di fronte a Dio. Isaia (50,2) ci presenta mari e fiumi trasformati in deserto ed i pesci morti di sete ed il profeta Abacuc (1,14-16) si rivolge a Dio accusandolo di pescare gli uomini come pesci per metterli nelle mani dei nemici.
Ma Dio viene a compiere proprio il contrario: nel Cristo si fa pescatore di uomini per condurci a Sé e darci vera vita. Così la vita terrena di Gesù è segnata dalla presenza del pesce, dalla chiamata dei primi discepoli, alla moltiplicazione di pani e pesci, alla pesca miracolosa e fino al quello abbrustolito al fuoco con cui accoglie i discepoli dopo la risurrezione (Gv 21,9).
Il pesce è anche simbolo dell’amore paterno di Dio, che dà ai suoi figli ciò che gli chiedono (Lc 11,11). Dunque l’invito è a guardare alla grazia che riceviamo dal Padre, per condividerla come “pescatori di uomini” con i fratelli e le sorelle.
