Riflessione penitenziale del 23.12.2015

Pubblicato giorno 23 dicembre 2015 - Novità e riflessioni

La liturgia penitenziale d’Avvento di quest’anno si basa sulla parabola del “Padre misericordioso” (Lc 15,11-32).

Il brano:

Dal Vangelo secondo Luca

Disse ancora: “Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato””.

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Qualche spunto di riflessione:

In quest’anno santo dedicato alla misericordia vogliamo lasciarci guidare da questo testo per porci alcune domande sul nostro modo di vivere l’amore misericordioso di Dio.

“Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta” Dio, come un padre premuroso ha preparato per noi l’eredità, essa è pronta per noi come dono, non come diritto e neppure come qualcosa da guadagnare.

Divise tra loro le sue sostanze Per indicare le sostanze il testo greco usa il termine bion, vita. Dio divide con noi la Sua stessa vita, non la tiene per Sé, ma ce ne rende partecipi.

Pochi giorni dopo […]partì per un paese lontano Il figlio ha fretta di partire, colto dalla paura che tutto possa finire, che la morte sia più forte. Per questo ci allontaniamo sperando di salvarci con le nostre forze, senza renderci conto di quello che abbiamo nei pressi del Padre.

Sopraggiunse in quel paese una grande carestia Quando pensiamo di bastare a noi stessi ci ritroviamo da soli, ci rendiamo conto che quella che sembrava abbondanza in realtà è mancanza e povertà.

Lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci Simbolo dell’impurità per eccellenza, i porci, sono qui la lontananza da Dio. Chi si chiude in se stesso si ritrova isolato, non più in comunità, non perché Dio e gli altri siano lontani, ma perché incapace di vederli: questo è il pascolare i porci.

Ritornò in sé A questo siamo chiamata, a tornare in noi, a renderci conto del bisogno profondo che abbiamo di ciò che Dio ci dona, a riscoprire la necessità del Suo amore.

Si alzò e tornò da suo padre Chi ritorna in sé ritrova la forza di rialzarsi, di mettersi in cammino. Così vuole essere la nostra vita, un continuo rialzarsi e mettersi in cammino verso il Padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò Anche se non ce ne rendiamo conto il Padre è sempre in nostra attesa, ci guarda e ci corre incontro. Dio ci accoglie ogni giorni di nuovo con amore, perché in Lui è uno struggimento per noi.

Portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi Nell’incontro con Dio anche noi veniamo esaltati, riceviamo i segni della sua regalità. Quel patrimonio che ci eravamo illusi di possedere da soli, lo riceviamo completamente solo quando siamo con Lui.

Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato Il rischio è però quello di non renderci conto di ciò che abbiamo, ed allora, anche se siamo sempre rimasti vicini a Dio, abbiamo vissuto proprio come il figlio prodigo. Chi vive veramente con il Padre vive anche nella Sua misericordia e per questo attende come Lui e con Lui il ritorno di ogni fratello e ne gioisce.