Liturgia penitenziale del Martedì Santo

Pubblicato giorno 11 aprile 2017 - Novità e riflessioni

Riportiamo qui il testo della Liturgia penitenziale di Martedì Santo:

Dal Libro del profeta Isaia (50,4-10)

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,

perché io sappia indirizzare

una parola allo sfiduciato.

Ogni mattina fa attento il mio orecchio

perché io ascolti come i discepoli.

Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio

e io non ho opposto resistenza,

non mi sono tirato indietro.

Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,

le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;

non ho sottratto la faccia

agli insulti e agli sputi.

Il Signore Dio mi assiste,

per questo non resto svergognato,

per questo rendo la mia faccia dura come pietra,

sapendo di non restare confuso.

È vicino chi mi rende giustizia:

chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci.

Chi mi accusa? Si avvicini a me.

Ecco, il Signore Dio mi assiste:

chi mi dichiarerà colpevole?

Ecco, come una veste si logorano tutti,

la tignola li divora.

Chi tra voi teme il Signore,

ascolti la voce del suo servo!

Colui che cammina nelle tenebre,

senza avere luce,

confidi nel nome del Signore,

si affidi al suo Dio.

Parola di Dio

Qui invece gli spunti di riflessione sul brano:

Nella liturgia penitenziale che precedeva il Natale ci siamo soffermati a riflettere sul Primo Canto del Servo di Dio, tratto dal Libro del profeta Isaia. Oggi ci lasciamo guidare dal terzo di questi canti: qui si delinea chiaramente la figura di questo servo che soffre ed in questo porta testimonianza all’amore di Dio. Non possiamo non vedere in questo brano un’immagine riflessa del Cristo nella Sua passione, ma anche un invito a noi, a seguirne le tracce, sulla via della croce.

Alcuni spunti di riflessione per guardare alla nostra vita partendo dal brano:

  • “Indirizzare una parola allo sfiduciato”: siamo invitati ad essere persone che guardano al proprio prossimo, ai propri fratelli e sorelle, alle loro sofferenze e sono capaci a vivere con empatia e con vicinanza nei loro confronti. Con i nostri gesti, prima ancora che con le nostre parole, siamo chiamati a portare speranza e gioia a coloro che sono nell’afflizione. Siamo capaci di vivere con questo atteggiamento?
  • “Perché io ascolti come i discepoli”: il Signore ci chiede di ascoltare la Sua Parola, di lasciarci guidare da Essa. La Parola di Dio è un elemento fondamentale della nostra vita? Lasciamo che sia Essa a mostrarci la via da percorrere?
  • “Ho presentato il mio dorso ai flagellatori”: è veramente difficile accettare di superare la logica della risposta violenta, del seguire l’esempio di Cristo; l’invito però è a confidare in Dio, il solo che può vincere veramente ogni male. Ci sforziamo di superare i conflitti, di amare i nostri nemici?
  • “È vicino chi mi rende giustizia”: tutto ciò è possibile solo se sentiamo la vicinanza del Signore e ci affidiamo a Lui e a Lui soltanto. Siamo capaci di abbandonarci tra le braccia di Dio?
  • “Colui che cammina nelle tenebre…confidi nel nome del Signore”: proprio lì dove sembra che tutto sia perduto, lì dove sembra che il male abbia il sopravvento, proprio lì siamo invitati a confidare in Dio, in quel Dio cha ha vinto per noi il peccato e la morte. Sappiamo guardare al Crocifisso lasciandoci riempire dal Suo amore?

Come di consueto, anche un esame di coscienza del parroco (ma che forse può aiutare anche altri) e una richiesta di perdono per:

  • L’egoismo e l’egocentrismo che impediscono di mettere al centro di tutto il Cristo e, dall’altro lato, di valorizzare il contributo di tutti)
  • Le difficoltà a favorire l’unità nella comunità (nella mancanza di accoglienza, di ascolto ecc.)
  • La mancanza di coerenza tra quello che si annuncia e quello che si vive nel quotidiano.