Lettera di Pentecoste

Pubblicato giorno 23 maggio 2015 - Novità e riflessioni

Care sorelle e fratelli,

la solennità di Pentecoste con il dono dello Spirito Santo è la festa della nostra parrocchia. Ho pensato, per segnare questa giornata, di scrivere qualche piccola riflessione.

Domenica scorsa 15 giovani della nostra parrocchia hanno ricevuto il sacramento della Cresima; nel loro cammino di preparazione hanno analizzato dei brani biblici che si riferiscono allo Spirito Santo. Vorrei prendere spunto da questi stessi brani per guardare un po’ alla nostra comunità e per lasciarci ispirare riguardo al suo futuro. Primo fra tutti a lasciarsi guidare dallo Spirito ed a dover mettere in pratica queste riflessioni devo essere io stesso, come parroco e servitore di questa comunità (questa data segna anche il primo semestre dal mio ingresso come parroco).

Il primo brano, tratto dal Primo Libro dei Re (19,3-13), narra dell’incontro di Elia con il Signore, che gli appare, non nelle grandi manifestazioni come il fuoco o il vento, ma come una brezza leggera. Il testo ebraico parla di “una voce di sottile silenzio”. Anche a noi, Dio parla in questo sottile silenzio, senza costringerci ad ascoltare, ma lasciandoci la libertà di aprire il nostro cuore a Lui. Questo brano è un invito a fermarci ad ascoltare, ad ascoltare ciò che non è gridato, ma sussurrato. Innanzitutto siamo invitati ad ascoltare la Parola di Dio, fermandoci a riflettere su di essa e lasciando che questa ci interroghi. Siamo chiamati anche ad ascoltare i nostri fratelli e sorelle, a confrontarci con essi per crescere insieme.

Nel secondo brano è il profeta Isaia (61,1-11) a mostrarci le opere di chi si lascia guidare dallo Spirito del Signore: portare il lieto annunzio ai miseri, fasciare le piaghe dei cuori spezzati, proclamare la libertà degli schiavi, consolare gli afflitti e dare loro olio di letizia invece dell’abito da lutto. Lo Spirito dunque ci spinge a guardare ai nostri fratelli e sorelle, soprattutto ai più piccoli e bisognosi. Siamo chiamati ad essere portatori di gioia e di speranza, poiché questo è il vero annuncio del Regno di Dio. Solo uscendo da noi stessi ed aprendoci agli altri possiamo vivere appieno l’incarico che lo Spirito ci affida. La gioia deve essere la nostra caratteristica, non una gioia effimera, ma quella felicità che viene da Cristo, nostro sostegno e nostra salvezza.

Il terzo brano è tratto dal profeta Gioele (3,1-5), il quale ci promette l’effusione dello Spirito su tutti, uomini e donne, schiavi e liberi, anziani e giovani. Siamo dunque invitati a scoprire ed a vivere il nostro ruolo di persone guidate dallo Spirito, nella pari dignità e nella diversità dei carismi. In particolare desidero soffermarmi sui giovani: siamo chiamati a guardare al nostro futuro, che è riposto in loro. Proprio per questo vogliamo confrontarci con loro, ascoltare le loro idee ed i loro bisogni ed aiutarli a scoprire le bellezze della fede.

Infine il brano della Pentecoste (Atti 2,1-13), che ci mostra lo Spirito che spinge gli apostoli ad annunciare il Cristo. Questo annuncio coinvolge il mondo intero, si apre a tutti e superare le barriere dei gruppi e delle lingue. Proprio così siamo invitati ad essere anche noi, capaci di andare oltre le nostre barriere ed i nostri ostacoli, portatori di speranza e di gioia, senza paura, ma confidando in Dio. Sappiamo infatti che lo Spirito ci accompagna e ci dona ristoro nella fatica e forza nell’azione.

Auguro a tutti noi, che questa festa di Pentecoste possa essere ancora una volta un nuovo inizio, affinché riempiti dello Spirito possiamo vivere e testimoniare con gioia la nostra fede.

Merano, 24 maggio 2015, Solennità di Pentecoste

don Gioele